IL GALLETTO D'ORO
Esperienza di una famiglia nel periodo della trasformazione digitale
FAVOLA IN VERSI
di
Aleksandr Sergeevic Puskin
(1834)

Chissà dove, in un regno lontano,
Proprio ai margini estremi del mondo,
C'era un tempo Dadon, grande zar.
Era stato da giovane ardito1
1.ARDITO. - Che agisce con coraggio, con audacia; intrepido, coraggioso, audace.

E, terribile, ai regni vicini
Grande offesa talvolta portò,
Ma canuto2
2.CANUTO. - Di capelli bianchissimi o della persona che li ha; estens. (poet.), saggio, assennato.
oramai e spossato3,
3.SPOSSATO. - Senza più forze né energie, sfinito, esausto.

Dalle guerre volea riposare
E vecchiezza trascorrere in pace.
Ecco allor che gli ostili vicini
Preser tosto a recargli molestia4,
4.MOLESTIA. - Pungente sensazione di disagio, tale da alterare le normali caratteristiche di uno stato, di un'azione o di un comportamento, provocata da fattori o agenti interni o esterni, oggettivamente ostili o sentiti come tali.

Gravi danni causando al suo regno.
Per difendere i propri confini
Dagli attacchi dei regni nemici,
Una forte e grandissima armata
Mantenere doveva lo zar.
I voivodi si davan da fare,
Ma ogni sforzo purtroppo era vano:
Se da sud si attendeva l'attacco
L'invasore giungeva da oriente,
Quando a ciò si poneva rimedio
Tosto5
5.TOSTO. - 2. avv., letter. a. Presto, rapidamente, subito, in un breve spazio di tempo o nel tempo immediatamente successivo a quello prima indicato.
quello attaccava dal mar.
Zar Dadon dalla rabbia piangeva,
Anche il sonno perduto egli aveva.
Come vivere in tanto scompiglio!
Egli allor, per averne l'aiuto,
Si rivolse ad un vecchio sapiente,
Che d'astrologo e mago avea fama,
Con un messo facendogli invito.
Si resenta a Dadon il gran saggio
E da un sacco fa Con un messo facendogli invito.
Si presenta a Dadon il gran saggio
E da un sacco fa tosto sortire6
6.SORTIRE. - 2. region. Uscire, andare fuori.

Un galletto dall'aureo piumaggio
«Sulla cima d'un palo porrai -
Dice il mago allo zar, - quest'augello;
Il galletto mio d'oro per te
Sarà scolta7 e vedetta8
7.SCOLTA. - Sentinella, guardia,(arcaismo)
8.VEDETTA - (per metonimia): Sentinella posta in prossimità del nemico e in comunicazione con i proprî avamposti.
fidata:
Se all'intorno sarà tutto in pace
Zitto e calmo starà l'animale,
Però, appena da alcun si minacci
A te guerra, ed al regno invasione
O una qualche sciagura9 s'appresti10,
9.SCIAGURA. - Evento calamitoso e luttuoso di notevole risonanza, che suscita sgomento o raccapriccio.
10.APPRESTARE. - Preparare (in vista di una utilizzazione specifica e immediata): es. un'opera difensiva.

Tosto all'erta sarà il mio galletto,
Rizzerà l'aurea cresta sul capo
E con strida11
11.STRIDARE. - Emettere gridi acuti e aspri.
e gran battere d'ali
Terrà l'occhio rivolto al nemico.»
Grato al mago lo zar si professa12,
12.PROFESSARE. - Dichiarare apertamente e con una certa solennità un sentimento, una convinzione.

Monti d'oro di dargli promette:
«Per un tale servigio a me reso, -
Dice, preso da grande entusiasmo, -
la richiesta che prima farai
Io m'impegno a esaudir come mia.»
Sulla cima del palo il galletto
Sta in vedetta e sorveglia i confini.
Non appena un pericolo insorge
Il fedele guardian si riscuote,
Strepitando13,
13.STREPITARE. - 1. Produrre un rumore forte e continuato. 2. Parlare a voce alta e concitata, strillare.
con gran batter d'ali
Per far fronte al periglio si volge;
Grida: «Chicchiricchi! puoi regnare
senza darti pensiero né pena14
14.PENA. - 2. Disagio spirituale, spesso concomitante o paragonabile alla sofferenza fisica.

E i vicini han compreso che ormai
Non v'è alcuna speranza per loro
Dal momento che assai facilmente
Da ogni lato Dadon li respinge!
Passa un anno, un altr'anno lo segue
Sempre in pace, ed il gallo sta cheto.
Ma da un grande frastuono 15
15.FRASTUONO. - Rumore confuso e assordante.
una notte
Zar Dadon vien d'un tratto destato:
«O zar nostro, del popolo padre! –
Un voivoda agitato gli grida, -
Presto destati, incombe16
16.INCOMBERE. - Sovrastare, detto di cose gravi, allarmanti.
sventura!»
«Che succede, signori? - domanda
Zar Dadon, sbadigliando assonnato, -
Chi? da dove? qual è la minaccia?»
«Il galletto, - risponde il voivoda, -
Va di nuovo facendo gran chiasso,
È in allarme l'intera città.»
Zar Dadon si fa tosto al balcone
E di là vede il gallo sul palo
Che agitato si volge ad oriente.
Non è tempo di indugi: «Su, presto!
Gente, in sella! Si faccia in gran fretta!»
Una schiera 17
17.SCHIERA. - Unità di un esercito, o parte di essa, disposta su una determinata linea.
ad oriente egli manda
Al comando del figlio maggiore.
Il galletto è acchetato e si tace,
C'è silenzio, e lo zar torna a letto.
Son trascorsi otto giorni oramai,
Della truppa non s'ha più novella,
Se sia stata impegnata in battaglia
A Dadon non è dato sapere.
Ma ecco, ancora il galletto schiamazza.
Zar Dadon altra schiera raduna
E l'affida al suo figlio minore
Perché corra in soccorso al fratello;
Tace il gallo, di nuovo tranquillo.
Ma non giunge qua alcuna notizia!
Già trascorsi son altri otto giorni;
Tutti vivono in grande apprensione18.
18.APPRESSIONE. - Inquietudine ansiosa circa l'esito di qualcosa, derivante dal timore di eventi dannosi o sfavorevoli.

Nuovamente l'allarme dà il gallo;
Lo zar forma altra schiera, la terza,
E ad oriente la guida egli stesso,
Ma se serva Dadon non lo sa.
Giorno e notte l'esercito marcia,
Manca il tempo per sosta o riposo.
Non v'è traccia di truppa accampata,
Segno alcuno non v'è di battaglia,
Sepoltura non v'è. Lo zar pensa:
«Quale arcano19 prodigio20
19.ARCANO - Segreto, mistero.
20.PRODIGIO. - Fatto che abbia in sé del meraviglioso e dell'insolito.
è mai questo?»
Sono Intanto passati otto giorni,
Guida ai monti lo zar la sua truppa;
Quando giungono ai piè delle alture
Ecco, scorge una tenda di seta.
Tutt'intorno è assoluto silenzio;
Di guerrieri una schiera là giace
Massacrata in ristretto passaggio.
Zar Dadon alla tenda s'affretta...
Quale orrenda vision pei suoi occhi!
Lì distesi, senz'elmo né cotta21

21.COTTA - Cotta d'arme (mediev), sopravveste di seta o d'altro tessuto pregiato, senza maniche, lunga fino al ginocchio, che i cavalieri e gli araldi indossavano sopra l'armatura.

Stanno immersi nel sangue i suoi figli
A vicenda di spada trafitti.
I cavalli sull'erba del prato,
Calpestata ed intrisa22

22.INTRISO - Abbondantemente bagnato, inzuppato, imbevuto (+ di ).
di sangue,
Se ne vanno vagando all'intorno.
Si dispera lo zar: «Figli! O figli!
Oh sventura23
23.SVENTURA - 1. Sorte avversa.
2. Avvenimento luttuoso o doloroso.
! I miei cari falchetti
Tutti e due nella rete caduti!
Non mi resta oramai che la morte.»
Con lo zar tutti gemono forte,
Levan alti lamenti le valli
Ed i monti hanno il cuore che trema.
Ma d'un tratto la tenda si schiude,
Ne vien fuori stupenda fanciulla:
Di Samachan la bella regina
Che qual alba radiosa24
24.RADIOSO - fig. Che riflette una luminosa bellezza (un volto r.) o una raggiante, gioiosa serenità (un sorriso r.).
e splendente
Avanzando va incontro allo zar.
E Dadon, come uccello notturno
Che si trovi al cospetto del sole,
Resta muto, la guarda negli occhi
E dimentica, a quella visione.
Ecco che la regina s'accosta,
Sorridendo a Dadon gli fa inchino,
Poi con grazia gli prende la mano
E alla tenda conduce lo zar.
Là sedere lo fa alla sua mensa
E servire gli fa leccornie25.
25.LECORNIE - Cibo squisito, atto a solleticare la gola e a soddisfare la ghiottoneria.

Poi lo invita a voler riposare
In un letto di ricco broccato26.

26.BROCCATO. - È un tessuto operato con complessi disegni colorati ottenuti grazie a trame discontinue, che non attraversano quindi il tessuto in tutta la sua ampiezza, realizzato su telai appositamente predisposti.

E Dadon sette giorni trascorre,
Sottomesso del tutto alla donna
Dalla quale è ammaliato27

27.Ammaliare. - Esercitare una malìa, affatturare, legare con arti magiche la volontà altrui.
e rapito,
Lietamente a far festa con lei.
Finalmente Intraprende il ritorno
Zar Dadon con l'armata possente,
Ed insieme alla bella fanciulla
Verso casa dirige il cammin.
Lo precedon nel viaggio le voci
Che raccontano il vero ed il falso.
Tutto il popolo gli si fa incontro
Di città dalle porte, acclamando;
Tutti quanti van dietro a quel cocchio
Su cui siedono zar e regina.
Zar Dadon sorridente saluta...
Tra la folla d'un tratto egli vede,
Con un bianco cappel saraceno28.


E la chioma canuta qual cigno,
Proprio il vecchio suo amico, il gran mago.
«Ah, Salute sia a te, padre mio, -
Gli fa tosto lo zar. - Che mi dici?
Fatti avanti! Che cosa comandi?»
«Zar! - risponde quel vecchio sapiente, -
L'ora è giunta di metterci in pari.
Pel servigio che un giorno ti ho reso,
Tu a me, come ad amico, hai promesso
D'esaudir la mia prima richiesta,
Lo  ricordi?, confessa tua fosse.
Dammi dunque ora quella fanciulla,
Di Samachan la bella regina.»
Stupefatto Lo zar ne rimane.
Dice al vecchio: «Che cosa ti prende?
Sei tu forse del diabolo preda,
O hai del tutto perduto il cervello?
Nella testa che cosa ti gira?
Certo, è vero, promessa t'ho fatto,
Ma c'è un limite a tutte le cose.
Perché mai la fanciulla tu chiedi?
Forse ignori con chi stai parlando?
Tu piuttosto a me puoi domandare
Ch'io ti faccia qui nobile o ricco,
 Ch'io metà della mia scuderia
O metà del mio regno ti doni!»
«Io Non voglio altra cosa che quella!
Devi darmi perciò la fanciulla,
 Di Samachan la bella regina!»
Dice il mago in risposta allo zar.
E Dadon sputa; «Ebben, dico no!
Così nulla da me tu otterrai.
Da te stesso ti sei rovinato;
Allontanati fin che sei sano;
Via, quel vecchio da qui sia cacciato!»
Il Vecchietto discuter vorrebbe,
Ma con quello non val ragionare;
Impugnato lo scettro, lo zar
Sulla fronte colpisce il meschino
Che s'accascia e lì l'anima rende.
La città freme tutta, ma ride
«Ah, ah, ah... ih, ih, ih!» la regina;
Certo quella non teme a peccare.
E lo zar, benché alquanto sconvolto,
Le sorride, ammaliato e rapito.
Ecco, nella città fa il suo ingresso...
Lieve un suono si sente improvviso
E, al cospetto del popolo tutto,
Dal suo palo giù vola il galletto:
Di Dadon contro il cocchio s'avventa,
Dello zar sopra il capo si posa,
L'ali frulla e colpisce col becco,
Poi s'invola veloce nel cielo...
Cade Giù tutt'a un tratto dal cocchio
Zar Dadon con un grido, ed è morto.
La regina di colpo svanisce
Come mai esistita non fosse.
È una favola questa, ma attenti!
Per i giovani è pure lezione.

(Traduzione dal russo all’italiano
di Saverio Reggio)

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